PIANISSIMO, Prima parte, 3
Mi desto dal leggero sonno solo
nel cuore della notte.
Tace
intorno
la casa come vuota e laggiù
brilla
silenzioso coi suoi lumi un
porto.
Ma sì freddi e remoti son quei
lumi
e sì grande è il silenzio nella
casa
che mi levo sui gomiti in
ascolto.
Improvviso terrore mi sospende
il fiato e allarga nella notte
gli occhi.
Separata dal resto della casa
separata dal resto della terra
è la mia vita e io son solo al
mondo.
Poi il ricordo delle vie
consuete
e dei nomi e dei volti
quotidiani
mi ritorna nel sonno,
e di me sorridendo mi riadagio.
Ma, svanita col sonno la paura,
un gelo in fondo all’anima mi
resta.
Ch’io cammino fra gli uomini
guardando
attentamente coi miei occhi
ognuno,
curioso di lor ma come
estraneo.
Ed alcuno non ho nelle cui mani
metter le mani con fiducia
piena
e col quale di me dimenticarmi.
Tal che l’acque e gli alberi
non fossero
e tutto il mondo muto delle
cose
che accompagna il mio viver
sulla terra,
io penso che morrei di
solitudine.
Or questo camminare fra gli
estranei
questo vuoto d’intorno
m’impaura
e la certezza che sarà per
sempre.
Ma restan gli occhi crudelmente
asciutti.
Da Pianissimo, Marsilio, 2001
Camillo Sbarbaro ci porta nella solitudine di un poeta, nel suo sguardo dentro di sè e quello che lo circonda di notte come di giorno. E' la visione di chi non sceglie di essere poeta ma lo subisce con la certezza che lo sarà per sempre. Difronte alle sue paure e ai tormenti dell'animo, non trova la forza di piangere, quella forza che spesso il nostro poeta sente necessaria, come se il pianto fosse parte essenziale della sua espressione poetica. La poesia di Sbarbaro è una voce propedeutica ed essenziale del novecento italiano.
RispondiEliminaE' sempre un grande piacere leggere le poesie di Sbarbaro
Un caro saluto
Francesco
Camillo Sbarbaro ci porta nella solitudine di un poeta, nel suo sguardo dentro di sè e quello che lo circonda di notte come di giorno. E' la visione di chi non sceglie di essere poeta ma lo subisce con la certezza che lo sarà per sempre. Difronte alle sue paure e ai tormenti dell'animo, non trova la forza di piangere, quella forza che spesso il nostro poeta sente necessaria, come se il pianto fosse parte essenziale della sua espressione poetica. La poesia di Sbarbaro è una voce propedeutica ed essenziale del novecento italiano.
RispondiEliminaE' sempre un grande piacere leggere le poesie di Sbarbaro
Un caro saluto
Francesco