mercoledì 27 aprile 2016

Camillo Sbarbaro

PIANISSIMO, Prima parte, 3

Mi desto dal leggero sonno solo
nel cuore della notte.
                                        Tace intorno
la casa come vuota e laggiù brilla
silenzioso coi suoi lumi un porto.
Ma sì freddi e remoti son quei lumi
e sì grande è il silenzio nella casa
che mi levo sui gomiti in ascolto.
Improvviso terrore mi sospende
il fiato e allarga nella notte gli occhi.
Separata dal resto della casa
separata dal resto della terra
è la mia vita e io son solo al mondo.

Poi il ricordo delle vie consuete
e dei nomi e dei volti quotidiani
mi ritorna nel sonno,
e di me sorridendo mi riadagio.

Ma, svanita col sonno la paura,
un gelo in fondo all’anima mi resta.
Ch’io cammino fra gli uomini guardando
attentamente coi miei occhi ognuno,
curioso di lor ma come estraneo.
Ed alcuno non ho nelle cui mani
metter le mani con fiducia piena
e col quale di me dimenticarmi.
Tal che l’acque e gli alberi non fossero
e tutto il mondo muto delle cose
che accompagna il mio viver sulla terra,
io penso che morrei di solitudine.

Or questo camminare fra gli estranei
questo vuoto d’intorno m’impaura
e la certezza che sarà per sempre.


Ma restan gli occhi crudelmente asciutti.


Da Pianissimo, Marsilio, 2001

2 commenti:

  1. Camillo Sbarbaro ci porta nella solitudine di un poeta, nel suo sguardo dentro di sè e quello che lo circonda di notte come di giorno. E' la visione di chi non sceglie di essere poeta ma lo subisce con la certezza che lo sarà per sempre. Difronte alle sue paure e ai tormenti dell'animo, non trova la forza di piangere, quella forza che spesso il nostro poeta sente necessaria, come se il pianto fosse parte essenziale della sua espressione poetica. La poesia di Sbarbaro è una voce propedeutica ed essenziale del novecento italiano.
    E' sempre un grande piacere leggere le poesie di Sbarbaro
    Un caro saluto
    Francesco

    RispondiElimina
  2. Camillo Sbarbaro ci porta nella solitudine di un poeta, nel suo sguardo dentro di sè e quello che lo circonda di notte come di giorno. E' la visione di chi non sceglie di essere poeta ma lo subisce con la certezza che lo sarà per sempre. Difronte alle sue paure e ai tormenti dell'animo, non trova la forza di piangere, quella forza che spesso il nostro poeta sente necessaria, come se il pianto fosse parte essenziale della sua espressione poetica. La poesia di Sbarbaro è una voce propedeutica ed essenziale del novecento italiano.
    E' sempre un grande piacere leggere le poesie di Sbarbaro
    Un caro saluto
    Francesco

    RispondiElimina