venerdì 5 febbraio 2016

Mauro Ferrari

SPIOVE, E L’ARIA TORNA

Spiove, e l’aria torna
miracolosamente mite; ed escono
come da un limbo che ha ceduto
le generazioni dei convalescenti,
i graziati dall’ictus, le madri gravide
e le famiglie con le carrozzelle.
C’è qualcosa di beatifico in queste strade
percorse da una folla di malati
redivivi, giovani vite assorte
e madri serenamente preoccupate;
qualcosa che un cuore pagano
ricollega ad Apollo. Passeggiano
finché ancora è luce, l’occhio
cauto all’orologio ma assaporando
l’ora e il giorno, l’anno.
                                           Ma intanto
non sai dire se è più orrore
il lezzo decomposto che si innalza
dove hanno gettato i crisantemi
o quella macchia gialla che di foglie
strana intacca la corteccia a mezza altezza
e che colpisce l’occhio con la sua pretesa
vita, un crescere improbabile
in un novembre che raggela:
l’orrore alieno di sentire vita
inaspettata e inopportuna
come ali nella stanza o un tocco
viscido di scaglie argentee, fredde.
Al fondo delle cose ci si aspetta
morte e fango inerte,
al più il lavoro muto delle larve
per il giubileo del tempo;
ci si aspetta che lasciato
ogni fardello e terra nota
per le terre inesplorate
cessino i presagi ed il timore
di una mano sulla spalla
e di una voce (“Svelati, chi sei?”)
che schianti il sonno —
il giusto della carne è il grigio sterile,
non un verminare che gorgoglia minaccioso.
Nulla di tutt0 questo ci si attende,
meno che mai il capo alzato dall’avello,
la parola persistente
di chi sai già morto: al fondo
delle c0se si vorrebbe
la pace di fondale dei naufragi,
quahno si calano le batisfere
e tutt0 è comme il faut:
quell’acqua fredda da Spitzbergen
che protegge, niente squali
a pascersi dei corpi né alghe
a celare infide, chi sa?, rinascite:
un freddo marmo liquido.
E invece crescono le foglie, i funghi
premeranno, sai, la neve, e il rosso acuto
dei cachi improbabili sui rami senza foglie
ci stordisce. Gli anziani che passeggiano
sul viale a mezzo pomeriggio
sono un enigma irrisolvibile.

Da Il libro del male e del bene. Poesie 1990-2006, Puntoacapo, 2016




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