lunedì 11 maggio 2015

Francesco Dalessandro

IN LOCO QUI DICITUR  (I)


Al nudo frassino che primo
cedette le foglie somiglia
la solitaria vedetta che nell’ombra della sera 
argomenta queste cose


*

Dal mio posto di guardia, la Torre
dei Gufi, gelida, a nord:

avvolto nel pastrano scruto 
le tenebre là dove 
file di pioppi s’incantano
sul sentiero circolare della fonte

per ostinato limite all’insonnia
mi crescono incauti pensieri
più che l’inutile armatura
pesanti a sopportarsi

non si stempera ancora 
questa matta nottata
nel cauto affluire dell’alba
ghiaccia d’ottobre dietro 

il Castello
isolati rintocchi fra poco
romperanno il silenzio 
dal convento di Sant’Anna

(Stamattina il Capitano
farà sellare il giovane sauro
per il suo giro d’ispezione)


*

A Pì-li-Coppi i lupi
s’aggirano per fame

Alta la Torre dei Gufi
resiste alla tormenta
che l’incappuccia

Di sentinella sogno
i tuoi golfi al riparo della strina:
altri forse vi trovano riparo?

Il richiamo del cambio
dalla Torre dei Merli
fende la schiarita

Sotto le mura piste
sulla neve


*

I miei passi accarezzano le scale
fino alla tua porta –
l’ancella bionda m’apre

Fischia tra le fessure
il vento – sugli alari 
i ceppi nodosi s’estinguono

La mia mano s’incanta
sui bottoni del seno – 
l’ancella ha spento il lume


*

Perché si consumi l’inverno
lasci la Rocca dei Guardiani
(così distante)
esposta alla bufera che la stringe

Le tue dame
ne sono liete

Poco esperto in lusinghe
sopporterò il confronto in nuovi balli
(nei saloni affrescati del Castello)
coi damerini di corte?

Le tue dame
non sono certe


(inediti)

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