lunedì 22 aprile 2013

David Pujante


IL MARE È SOLAMENTE GOCCE UNITE

Se nel lento trascorrere degli anni
non si fa qualche passo per amore,
se in questa riva calma non sappiamo
prendere fuoco un giorno,
saremo transitati per il mondo
senza capire il volo degli uccelli,
senza udire il saluto degli alberi,
senza capire l’essenza della vita.

Ma che cos’è l’amore lo sappiamo?
Fintanto che ci appare adolescente
si rivela un avvampo,
un barbaglio di luce 
celeste che c’illumina la vita.
Molto presto però lo confondiamo
col desiderio insaziabile di turgori
che occupa e tiranneggia il nostro corpo,
con l’oscura inquietudine
di toccare umidità ancora sconosciute
che ci rendono deboli e ci fanno impazzire,
quando una sera giunge l’occasione.

Come ci appare semplice l’amore,
allora! E come presto finisce e ci delude
la brama, quel fervore naturale!

Intanto passa il tempo.
Sotto canizie e rughe,
lo coroniamo di una strana aureola
per non dargli il fatidico
nome di frustrazione.
                                           Quando venne, 
ci diciamo, l’amore fu un mistero;
desiderare, invece, facile fisiologia.

L’uomo che la sua vita  
disperde in mille impulsi contrapposti,
o l’uomo che assassina
la passione originale
col dorato pugnale dell’egoismo,
o quello che si lega a una carne e a un sangue
per cullarsi nel tedio
che lo sazia ma insieme l’avvelena,
si giustifica sempre
con l’oscuro mistero dell’amore.

Però, anche se l’usiamo come alibi
per codardia ed eccesso,
in realtà tutti lo consideriamo
come un tenue impossibile,
come pura parola
che tuttavia fa male a chi l’afferra.

L’amore che tocchiamo,
l’amore della storia quotidiana,
è solamente il guscio
di un’essenza sfuggita 
– da molto tempo – al mondo degli dèi;
carcassa abbandonata 
da una marea di desideri  
sulla riva melmosa del linguaggio
e diventata ossessione del mondo.

Traduzione di Francesco Dalessandro

da Itinerario, Editora Regional  Murcia, 2003

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