lunedì 15 agosto 2011

Alessandro Ricci

DONNE


Se è vero che la sofferenza d’amore possono misurarla
i nipoti di Freud, il prof. Cazzullo, gli stregoni, dio padre
onnipotente e chi altro mai negli intermundia
delle trascendenze, fino al punto di convincerci
che tutto sommato non ci va malissimo o che, amen,
è stata una pessima idea, noi stiamo al fenomeno:

chi scava il corridoio e vuota i posacenere
nei sacchetti di plastica e questi nei cassonetti sotto
casa guardando con invidiosa malizia i palombari
della N. U. sprofondarli con gli altri universi pattumi
nei camion(s) bianchi e verdoni che fanno il giro
degli isolati – nel senso reale e metaforico
della parola – e poi risale a dirlo alle piante,
allo specchio senza guardarsi, al bottiglione
di odio controllato senza contare i bicchieri…

E chi danza.

Perché nelle sale da ballo – classico o moderno che sia – non
si insegna la storia: né le vittorie di Pirro, né la presa
di Singapore, e meno che mai i proclami delle porche
madonne sull’abbattimento dei muri e i turni
alle culle piene senza concorso di padri; promesse
velocemente disdette, ma fatte, firmate ed approvate
in un ristorante cinese di mezza periferia, mezza estate
ed intera finzione.

(inedita)

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